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al testo di Sabyr
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Gentilmente la luna ha abbandonato la finestra, ha tolto l'occhio dal mio universo intimo ma io so che resta esattamente dov'è quel lattiginoso sguardo velato per scommessa di mistero promessa di splendere nuove oscurità al sorgere notturno quando il cuore si ribella allo scontato e il battito ritorna brado nell'ora tarda del tuo confessionale dove parli con voce di silenzio in pieno raccoglimento alla morte, alla vita, al ricordo con bocca di segreto al portale richiuso delle labbra dove è sacro perfino il dissacrato Io nasco dopo mezzanotte ancora e poi ancora atavica maledizione da vampiro a fenice ogni volta metamorfosi o travaglio non so Dalla vena maestra che si fa filo di piuma essere che si risveglia comunque nudo in una pelle sottile, senza filtro rannicchiato in posizione fetale farfalla futura, al primo stadio larvale ancora formando l'involucro che mi sarà bozzolo Quanta coscienza del dolore c'è nel proteggersi?
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